Un fiore nelle Scuole
I primo giorno di scuola in Russia bambini e famiglie portano fiori o piante per abbellire un luogo di accoglienza e di serenità, come è la scuola e parlano di pace. FLC CGIL – CISL Scuola e UIL Scuola invitano, per il primo giorno di Scuola, in segno di partecipazione e solidarietà nei confronti della comunità scolastica russa colpita da un’immane tragedia, a dar vita a questa tradizione anche nelle nostre scuole.
Mi sembra una bella iniziativa da accogliere e socializzare nei Collegi dei Docenti, prima dell’inizio delle lezioni. D’altra parte, alla data odierna, non è giunta nessuna iniziativa da parte del Ministro. Buon Anno scolastico!
Teresa Catalini
La scuola italiana di fronte ai tragici fatti di Beslan
Lettera del Ministro Letizia Moratti ai docenti
http://www.istruzione.it/news/2004/lettera_ministro.shtml
..lo proporrò alle colleghe e alla nostra dirigente..un fiore, per i bambini, solo per i bambini…nessuna questione di geografia o di politica.
Teresa, posso fare un po’ la spaccona, vantandomi della tua amicizia? Buon inizio a tutte…
sono d’accordo con Leila: non si tratta di posizioni politiche, ma di umanità calpestata, terribilmente e atrocemente calpestata.
I nostri devono essere messaggi di pace che devono far prendere coscienza e trasmettere e speranza.
mt
Una collega mi ha fatto notare che non si comprende fino in fondo la nostra posizione quando affermo che noi non stiamo nè da una parte nè dall’altra. Vorrei precisare,quindi, che, il messaggio che vogliamo trasmettere ai bambini è di non prendere posizioni a favore dello stato Russo o della Cecenia(spesso arrivano portando la posizione della propria famiglia), ma di stare sempre dalla parte delle vittime, di qualsiasi “guerra” si tratti; di combattere la guerra, la violenza, qualsiasi sia il motivo che l’abbia provocata.
Domani, inevitabilmente, guardando i miei bambini felici di ritrovarsi, felici di piantare i loro bulbi nel giardino, mi ritorneranno alla mente i bambini che non ci sono più, alle loro ultime,terribili ore d’angoscia…è dura. Leila
Ringrazio Teresa!
Questa mattina, nell’assemblea di plesso, noi insegnanti ci siamo chieste come affrontare l’argomento, sapendo che saranno gli stessi bambini ad affrontarlo per primi. Si è deciso di comunicare loro che la violenza non è accettabile da nessuna parte essa provenga, qualsiasi ne sia la motivazione ma,che, nello stesso tempo, non abbiamo il diritto di giudicare nessuno e nemmeno dobbiamo schierarci con l’una o l’atra parte. La nostra scuola ha l’abitudine di coinvolgere i bambini nella piantumazione di piante e fiori nel nostro grande giardino. Ogni classe ha un incarico specifico ed i bambini sono orgogliosi del risultato che, in particolar modo in primavera, rende il nostro giardino fiorito e pieno di colori. Una classe terza ,tre anni fa, ha fatto un progetto di un giardino scolastico visto dal loro punto di vista e l’ha presentato in Comune. Tutte le richieste sono stare esaudite: panchine dove poter conversare, tavoli per poter svolgere qualche attività all’aperto, fontanella per dissetare bambini e fiori. Le mie classi classi hanno il compito, in questi primi giorni di scuola, di piantare bulbi nell’aiuola che stà al centro del giardino (Pubblicherò la foto sul blog di classe), sicuramente questa attività ci farà sentire più vicini alla comunità scolastica russa condividendone gli stessi valori.
Grazie ancora Teresa per aver fatto circolare questa notizia.
Un abbraccio a tutti. Leila
dimenticavo: l’abitudine di portare fiori e piante per abbellire la classe, mi sembra un bel modo per fare comunità, per sentire ancora di più propri quegli spazi. E chissà anche un filo di repsonsabilità personale rispetto a ciò che è di tutti. In Francia ho visto un paesino (dl quale però non ricordo più il nome) dove gli abitanti avevano l’abitudine di sistemare piant e fiori lungo le strade, al di fuori dei recinti delle case. L’effetto era bellissimo. E anche il significato di quel modo di sentire un luogo.
Dove abitavo prima, sopra un canale con un po’ di spazio verde intorno, ci ho provato.
E’ necessario che vi dica come è andata a finire? 😉
A scuola ne parlerò, valutando anche in base a quanto sanno e a come hanno intepretato i piccoli (sono in seconda elementare). Nel caso il Ministro dia indicazioni per un minuto di silenzio non mi atterrò, per il semplice fatto che per i bambini così piccoli trovo sia meglio “mettere sul piatto” le inevitabili paure che questo terribile evento(ma anche altri che hanno colpito i bambini) ha scatenato. Inoltre, la partecipazione con il minuto di silenzio richiede una capacità di partecipazione ed empatia che inizia a formarsi nell’adolescenza: in questo contesto rimarrebbe un semplice gesto privo di significato.
Il timore che ho è legato alla mia capacità di saper parlare e dare un contenitore alle loro angosce e saper procedere abbastanza in punta di piedi data la presenza di bambini in classe che hanno subito o subiscono ancora violenze in famiglia.
In queste situazioni rasento la desolazione: mi chiedo come possano vivere con un minimo di serenità questi bimbi sentendo che anche i luoghi, le persone e il mondo che sta loro accanto vengono sempre di più violati.