Carissimi,
ho pensato di copiare su post ciò che avevo scritto nei commenti rispondendo a mtb.
Carissima mtb ,
anch’io, sulla base dell’esperienza sino ad ora fatta, credo ancora nell’importanza dell’uso della rete, e dei blog in particolare, nella didattica. Ancora mi sento in fase di sperimentazione con tutta la curiosità, le difficoltà, le delusioni che questo comporta, ma anche con la gioia di scoprire nuovi percorsi, superare difficoltà e poter così proseguire in questo cammino.
Ti racconto le ultime nuove dalla mia classe: da diverso tempo avevo notato che i miei ragazzi partecipavano con meno entusiasmo al blog di classe e/o personali.(è vero che con un solo computer collegato ad interne le attese per ogni bimbo sono interminabili) ma non mi sono arresa ad una spiegazione, tutto sommato, per me comoda anche se spiacevole: non ne hanno più voglia!
Pochi giorni fa, ho affrontato con loro il “problema” della comunicazione partendo sì dal blog ma parlando poi della comunicazione in generale, riflettendo sulle nostre modalità comunicative nella vita di ogni giorno.
E’ a questo punto che una una ragazzina mi ha detto, con molta sofferenza, che, negli ultimi tempi, quando scrive o risponde sul suo blog, o quello di classe, non si sente più “vera” perché quasi costretta a dire certe cose sempre carine anche quando non ne avrebbe voglia o non le pensa…subito altri bambini hanno confermato che anche per loro è vero, che non si sentono naturali, liberi. E’ stata per me un’illuminazione: ecco l’inghippo!!!! Non puoi immaginare la mia gioia!
Ho detto loro che , a volte, mi succede la stessa cosa e che affronteremo il problema insieme.
La bambina in questione ha ripreso subito a scrivere sul suo blog con entusiasmo! Desidero al più presto continuare con loro il discorso perché, ne sono sicura, saranno essi stessi a indicarmi la strada per un uso del blog a loro misura e, forse, in un modo per me inaspettato e più creativo. Un abbraccio. Leila
Ragazze, ogni giorno faccio un saltino tra questi commenti dagli innumerevoli e preziosi spunti di riflessione.Grazie. A prestissimo. Leila
Faccio alcune considerazioni che spero non valgano solo per me. Non mi stupisce affatto la risposta che Leila ha avuto dai suoi bambini. I miei ragazzi alla domanda: “Sono diversi mesi che utilizziamo il Blog, ora prova a scrivere che cos’è. In pratica, se qualcuno, oggi, ti chiedesse che cos’è un Blog, tu cosa risponderesti?” (cfr. UD. in classe virtuale) hanno dato delle definizioni di Blog che ponevano prevalentemente l’accento sulla “libertà” che questo mezzo offre.
Non uso il blog didattico per far parlare i ragazzi di loro stessi, ma lo uso, invece, per far discutere, ricercare informazioni, abituare ad un confronto pubblico, a collaborare a distanza, in altre parole ad utilizzare la rete come fonte di cultura.
“La comunicazione ha bisogno di uno scopo”, scrive Teresa, è per questo che Ludus ce l’ha. Ludus è in definitiva un giornale a tema, ma non ha nulla da spartire con il vecchio giornale di classe, perché è un blog, cioè un nuovo mezzo di comunicazione.
Sbagliamo se pensiamo di utilizzare il blog come un mezzo di cui conosciamo le potenzialità, dobbiamo, a mio parere, utilizzarlo con molta umiltà insieme ai nostri ragazzi in un rapporto di apprendimento reciproco.
Ecco il perché di “Ludus litterarius” o scuola dell’alfabeto: nel blog delle mie classi lo scopo ultimo è quello di apprendere un nuovo alfabeto in costante cambiamento.
Penso che Leila faccia bene ad indagare i motivi dello “stallo” insieme ai suoi bambini. Farei lo stesso.
Vorrei ricordare, qui, la minuscola esperienza fatta insieme a lei e alle sue classi. I bambini, esprimendo le loro paure, chiedevano ai miei ragazzi informazioni sulla scuola media. Posso garantire che quella che è passata tra i nostri ragazzi era comunicazione “vera” con tanto di errori grammaticali. Ma siamo a scuola, se i ragazzi sapessero già scrivere, che bisogno avrebbero di noi?
Può sembrare una battuta, ma non lo è: gli errori servono per imparare, ma se noi li sottolineiamo con il rosso e con il blu siamo così sicuri che i nostri ragazzi non li commetteranno più?
Chi, adulto o bambino, prova piacere, quando gli viene sottolineato un errore?
una caro saluto a tutti
carla
Carissima Leila la tua riflessione sollecita in me due tipi di riflessioni. La prima è che i nostri ragazzi di quinta stanno crescendo e stanno iniziando a riflettere su loro stessi e ad avvertire quelle tensioni tra il sè presente e i possibili sè, tipiche della preadolescenza, di conseguenza iniziano a vagliare l’opportunità di adeguarsi alle aspettative sociali. La seconda riflessione riguarda la rete e l’uso del blog nella didattica. Anche io, dopo un periodo di sperimentazione, sto riflettendo. Con il blog “Viaggio in quarta classe” ho osservato un grande coinvolgimento dei ragazzi. Lo scopo era quello di “raccontarsi”;lo hanno fatto ogni giorno in tutta autonomia, con la frustrazione di non ricevere commenti perchè il blog non lo consentiva. Con il caffè dei lettori, nato per rispondere all’esigenza di comunicare, sto osservando la difficoltà a comunicare, gli scambi comunicativi ci sono quasi esclusivamente tra di noi. Perche? Io ho fatto alcune ipotesi che vorrei verificare: la comunicazione ha bisogno di uno scopo e di più canali. Quella in rete, per funzionare, ha bisogno di alcuni momenti in presenza e di un progetto comune da realizzare insieme. La capacità di pensare in astratto un rapporto, una collaborazione, uno scambio è una conquista che i ragazzi fanno dopo la Scuola Elementare. Le mie proposte di collaborazione con te e con Carmelo sono il frutto di queste mie riflessioni. Credo che la conclusione del nostro concorso a Castiglione possa rappresentare una una bella verifica formativa per la nostra esperienza!
Teresa
Un abbraccio a mtb
Grazie leila, avevo proprio volgia di leggere qualcosa che stimolasse la creatività.
Carmelo
sono rimasta colpita anche io dalle considerazioni dei tuoi bimbi (sicura che non abbiano 40 anni?). Il dover scrivere anche cose che non sentivo per, appunto, “dovere”, per esempio, è uno delle cose che mi ha portato ad abbandonare un blog. Ma forse sono io che ho otto anni…
E’ che, se si scrive di sé, questo dovrebbe essere uno spazio libero e pare che, invece, inevitabilmente diventi un mezzo per trovare conferme di sé. E, quando è così, diventa difficile la gestione.
E sì, il dover essere all’altezza gioca anche molto in tutta la faccenda.
A volte mi chiedo se ‘sto mezzo non diventi anche il contenitore di cose che altrimenti non uscirebbero fuori…
Vabbe’, questo c’entra meno con l’argomento mi sa.
I tuoi danno consulenze anche?:)) Io scherzo, ma davvero sono colpita dalle loro considerazioni che, immagino, sia dovute anche grazie al rapporto che tu hai saputo creare.
Abbraccio 🙂
Grazie Delia,
hai colto la bellezza e l’eccezionalità dell’evento. Ieri, continuando l’argomento con questi ragazzi, è emerso un altro aspetto importante che spesso li frena nello scrivere spontaneamente: il timore di essere giudicati, di non essere all’altezza,riporto le loro testuali parole:” Come quando parliamo con alcune maestre”…:-((
Attendo con ansia il momento delle loro proposte:-
è bellissima la consapevolezza di questa ragazzina! Io penso che nel momento in cui scriviamo, e scriviamo in pubblico, necessariamente impersoniamo qualcuno. Dobbiamo darci UNA voce e UNA identità, possibilmente una ben educata e civile, e magari è solo una delle mille che abbiamo. Ci si può sentire falsi, è vero.
Anche io mi censuro moltissimo sul mio blog, di solito perchè giudico qualcosa che ho voglia di dire semplicemente irrilevante. Così spesso rinuncio.
Non è poi così facile prendere la parola e la libertà di esprimersi.
Ma d’ora in poi .. cambio tutto!!:D
Sei fortunata leila a poterti confrontare con una personcina così, auguri a te, a lei e a tutta la tua classe! :Delia
Sono d’accordo anche se, presa dall’entusiasmo dalla novità non avevo riflettuto sulla possibilità di adeguamenti/assuefazione… è l’essere insegnante che comporta il porsi sempre nuovi stimoli e il trasmettere infiniti percorsi… dunque ben vengano ri-mediazioni del blog!
G.C.
Leila, i tuoi bambini, nella loro semplicità, sono stati molto acuti: hanno affrontato la libertà dello scrivere nel blog e non è cosa da poco!
Mi chiedo anch’io quanto si sia veramente liberi nello scrivere un diario in rete.
mt