burnout e insegnanti ‘picchiatelli’

Un po’ di riflessioni confuse (come spesso nel mio stile.
Da un po’ di tempo, riflettendo sulla situazione nella mia scuola (ma che immagino sia simile ad altre) mi chiedo se ci si rende conto che questo via vai di informazioni che si contraddicono l’un l’altra non aiuta a mantenere certo la serenità che pure dovremmo avere per affrontare il nostro lavoro.
Va da sé che vedo in aumento l’ansia anche causata dal caos in cui ci troviamo, che si riflette inevitabilmente negli alunni e nei genitori.
Il nostro è un lavoro da persone che si relazionano ad altre persone. Ciò implica una continua messa in gioco di sé nel rapporto con l’altro, la scoperta di proprie debolezze, il giostrarsi con il senso di inadeguatezza e le inevitabili insicurezze con le quali far conto.
Ogni bambino, ogni rapporto porta con sé la richiesta di modificare il proprio punto di vista: non è facile.
Non è facile perché ciò richiede lasciare da parte alcune certezze e visioni del mondo che, per quanto soggettive e ingannevoli, un po’ di sicurezza la danno.
E fuori dalla scuola siamo comunque persone, ciascuna con carichi che la vita porta e che tenta di lasciare fuori dalla porta della classe.
Solo questo sarebbe complicato da gestire, figuriamoci in una situazione come questa dove non si sa esattamente che cosa fare.
Personalmente, oltre una situazione difficile in una delle mie classi si è aggiunta una crisi personale perché sento che il mio modo di essere insegnante va cambiato.
Ma io sono nata preoccupata, sicché può essere che veda la questione più grande di quanto lo sia veramente. In più sono poco analitica e ho un approccio che va più a immagini e sensazioni.
Tuttavia vedo anche che altri insegnanti, più analitici di me e sicuramente meno ansiosi, si trovano in difficoltà.
E tralascio chi si trova in condizioni di precariato, perché in quel caso davvero non solo si naviga nella tempesta, ma anche al buio.

In tutto ‘sto spataffio credo ci stia bene la segnalazione di alcuni documenti (PDF) redatti dalla Fondazione Iard
che trattano del burnout e del rischio di patologie psichiatriche di chi insegna (ma anche di chi fa volontariato e svolge lavori che richiedono competenze sociali ed emotive).

Checché se ne dica la scuola NON è un’impresa.
Non è un’impresa perché la scuola ha come obiettivo il bene comune, mentre l’impresa ha come obiettivo la propria espansione sul mercato.
Bene comune sta anche per valorizzare e ricordare che le persone sono, appunto, persone e non inerti beni di consumo.

3 pensieri su “burnout e insegnanti ‘picchiatelli’

  1. Cara Anna, leggo solo ora il tuo post e lo condivido pienamente. Il malessere e la confusione che senti è quella di chi non dà mai nulla per scontato e, appunto, si mette in gioco sempre.
    Forse siamo picchiatelli, ma vivi 🙂

  2. due o tre anni fa abbiamo parlato di burnout anche nella mia scuola e mi sembra che partecipammo ad un’indagine… non so se è questa qui che segnali.
    mt

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