Il neologismo e-learning è un termine che sta riscuotendo un buon successo di pubblico e di critica, tanto che si è ormai stabilmente insediato nei diversi ambienti della formazione. Aumenta, di anno in anno, il numero delle istituzioni formative, soprattutto università ed aziende, che si avvalgono di questa modalità per attivare corsi di aggiornamento e perfezionamento, master e, in alcuni casi, lauree di primo livello. E-learning, nell’accezione comune, ha sostituito, anche se non completamente, l’ambiguo acronimo FAD (Formazione A Distanza). Quest’ultima continua, in ogni caso, ad opporre una strenua resistenza al cambiamento, sostenuta soprattutto dai cospicui investimenti, operati nel settore dalle numerose agenzie, spuntate a centinaia negli ultimi anni, e che hanno fatto della formazione un vero e proprio affare. Il concetto sotteso dal termine “e-learning”, è, innanzi tutto, più esteso del concetto di FAD, che rinvia ad una didattica incentrata più sui contenuti che sulle persone. FAD vuole esprimere un’idea neutra, cercando di collocarsi in una posizione equidistante tra i due principali attori della formazione, il docente e il discente. E-learning richiama, invece, l’idea di apprendimento (to learn = apprendere) e pertanto rivolge una maggiore attenzione al discente piuttosto che al docente. Del resto, in questa modalità di formazione, il docente scompare o, piuttosto, si trasforma nella figura del tutor on line, personaggio misterioso ed invisibile, che opera dietro le quinte; a volte è visto come una specie di deus ex machina, incaricato di sbrogliare la matassa, quando le cose si stanno facendo complicate, a volte poco più di un buon tecnico informatico, che garantisce la stabilità e la continuità del collegamento e quindi della “fruizione” dei contenuti. Scegliere tra FAD ed e-learning significa, in qualche modo, operare una scelta di campo pedagogico, schierarsi tra il vecchio che resiste e il nuovo che avanza, tra chi pone l’accento sulla “trasmissione” di contenuti e chi intende ricreare, seppure in maniera virtuale, le interrelazioni che si instaurano tra discenti e tra docente e discente in un’aula scolastica.
Questo clima collaborativo, teorizzato nel coooperative learning e implementato in tante esperienze della scuola primaria e secondaria, tende a favorire non solo l’apprendimento puro e semplice di “contenuti” ma, soprattutto, quello di “comportamenti” e, in ultima analisi, di “competenze”. Insomma, si ripropone il dualismo tra chi ritiene che compito principale di un corso di studi sia quello di “informare” e chi invece sostiene che tale corso debba assolvere al compito di “formare”, lo stesso dualismo che nasce tra due diverse modalità di interpretare il ruolo del docente. Al momento, i due schieramenti sono in perfetta parità, ma sono sempre più diffuse modalità di FAD che potremmo definire “enhanced” (potenziate) e che consistono nell’aumentare l’interazione tra il discente, “lettore” di contenuti in Internet, e il tutor on line, attraverso l’uso di forum, e-mail e, qualche volta, chat. Siamo, tuttavia, ben lontani dalla soluzione definitiva del problema. Da una parte, è certo che queste modalità di erogazione della formazione hanno contribuito a rimuovere parzialmente gli ostacoli sul cammino della piena attuazione del processo di apprendimento-insegnamento: difficoltà di accesso alle aule ed ai laboratori, a causa del sottodimensionamento delle strutture esistenti, distanza dalle sedi scolastiche e relativi tempi di percorrenza per raggiungerle, difficoltà a sostenere i costi di soggiorno presso la città sede dell’ente di formazione, situazioni particolari dovute a condizione fisiche di inabilità, temporanea o permanente, ecc. Dall’altra parte, si impone sempre più urgentemente la necessità di cambiare il punto di vista sulla strutturazione dei contenuti “elettronici” e sulla progettazione degli ambienti virtuali, attraverso i quali avviene l’apprendimento. Eliminare la presenza del docente come intermediario tra le competenze da far apprendere – il “cosa” – e il discente è, al momento attuale, estremamente improponibile, senza un ripensamento sul “come” fare didattica in un ambiente innovativo e ancora poco strutturato. A questo punto non resta che sospendere il giudizio sull’e-learning. Allora, FAD? No, grazie. Meglio “FAi Da te”.
Grazie Sergio per il tuo prezioso articolo 🙂