Intranet blog
Una breve presentazione sugli usi dei blog all’interno di intranet.
di Giacomo Mason
Nuovo indirizzo: Intranet Management
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Una breve presentazione sugli usi dei blog all’interno di intranet.
di Giacomo Mason
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Salve sono un’insegnante della scuola Primaria Varignano (Istituto Comprensivo Lenci) di Viareggio e vorrei segnalare il nostro blog “A spasso trai banchi“.
Il blog è il frutto del lavoro di tutte le insegnanti e dei ragazzi perchè è il nostro giornalino in versione digitale.
L’indirizzo della nostra scuola è Scuola Primaria Varignano
via F. Lenci
Viareggio (Lucca)
riferimento: Commento su bdLink (n°37)
"Ciao MTB, dove sei?"
"So’ qui n’ piazza Castello"
"Allora aspettami che arrivo"
"Tra quanto?"
"Dieci minuti".
Questo è un dialogo veloce al telefono tra me e MTB, che era arrivata a Torino in gita scolastica (sarebbe meglio dire viaggio di istruzione).
Lei, MTB, aveva appena finito un giro per Torino coi suoi allievi, accompagnati da altri studenti del Cattaneo, liceo scientifico del capoluogo sabaudo, ed io ero reduce da una riunione presso la Provincia.
I due luoghi erano vicini, tanto valeva incontrarsi!
E così eccoci insieme in piazza Castello, baci ed abbracci come se non ci vedessimo da qualche mese, in realtà sono tre anni, sorrisi, informazioni …e tutto torna come prima. Una passeggiata per via Garibaldi parlando del più e del meno; del prossimo incontro a Gubbio di Blog didattici; qualche ingresso in un negozio e via così, semplicemente, senza fronzoli.
E’ stato un bellissimo incontro che mi ha riportato indietro di alcune esperienze, che mi ha risvegliato sogni e mi ha riportato alla mente visi di persone anche distanti, ma in verità mai dimenticati.
Buon viaggio di ritorno MTB a te ed ai tuoi studenti.
Alla prossima.
Carmelo
Formazione delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio d’istruzione secondaria superiore per l’anno scolastico 2007-2008
Sono Mariaserena, abito a Roma, ma sono nata a Bologna.
Il mio Blog è Notecellulari www.notecellulari.splinder.com
Mi occupo di scuola, educazione e pedagogia e scrivo.
Ho insegnato Italiano e Storia nelle Superiori dal 1974 ed adesso, pensionata da 1 anno, mi dedico ancora alla scuola e alle problematiche giovanili con particolare attenzione alle dinamiche educative, all’educazione civica (intesa come rapporto responsabile tra politica, società e giovani). Collaboro con alcuni blog e siti web.
Ho scritto e scrivo molto. Ho pubblicato un libro online sotto forma di eBook il suo titolo è "La classe non è .doc" e parla di ragazzi e di scuola, di insegnanti, di dirigenti e della quotidiana vita scolastica. Racconta solo fatti accaduti e persone reali.
L’ e-Book è multimediale ed è liberamente e gratuitamente scaricabile dal mio Blog e sul sito Lulu.
Vi propongo alcune riflessioni per conoscerci.
All’insegnamento si arriva per tante strade, e nemmeno io ci sono arrivata in prima battuta da neolaureata: però, senza mezzi termini, credo che insegnare senza amare questo lavoro sia colpevole e disonesto.
Nel corso degli anni ci siamo tutti lamentati del fatto che il "livello degli studenti" si abbassava; pochissimi però hanno voluto ammettere che (prima) si era abbassato anche il livello dell’insegnamento.
Insegnare stanca è il titolo di un libro molto interessante di Ossola-Bertinetto del 1982: aggiungerei che anche "imparare e studiare è, per chi vi si impegna, faticoso". Ed è ancora più faticoso quando gli insegnanti sono meno motivati e coinvolgenti e da quando è diventato evidente che il termine degli studi non apre più la strada del lavoro.
C’è un altra questione fondamentale: la scuola esiste per tutti; però alcuni ragazzi hanno alle spalle famiglia e cultura, altri hanno astuzie e strategie socio-culturali, altri hanno esperienze evolute, altri sono, uso con affetto queste espressioni anche nel libro, ruspanti, non bio-tech, non protetti. Io credo che la loro aggressività, la cosiddetta indisciplina o la maleducazione, il piccolo bullismo (non parlo di fenomeni di delinquenza vera, che peraltro sono, nonostante il clamore mediatico, eccezioni) sono punti di debolezza, sono carenze sulle quali si deve intervenire, sono una sfida a cui l’insegnante non dovrebbe sottrarsi.
Prima di iniziare a distribuire nozioni e concetti è dunque fondamentale conoscere la classe.
E ogni classe è un fenomeno a sé, è un reticolo vivo e interattivo, a volte renitente e insolente.
Purtroppo accade che gli insegnanti non conoscano abbastanza i loro alunni o non si pongano il problema, accade che affermino: "Sono qui per insegnare e se loro non seguono sono affari loro, il mio lavoro è spiegare e non fare lo psicologo".
Ma la psicologia non c’entra e non è una giustificazione.
Inoltre può accadere che i dirigenti chiedano voti e disciplina e non interventi educativi.
Però la magia dell’insegnamento è anche questa: una volta chiusa la porta dell’aula siamo di fronte ai nostri ragazzi, ai loro occhi e ai loro sentimenti; e se vogliamo, se ci mettiamo in gioco, se non alziamo barriere, tutto può ancora accadere.
Il titolo "La classe non è .doc" è nato come nome di un file di word che stavo salvando. Avevo scritto "La classe", ma quando ho visto apparire il suffisso ".doc" ho sorriso; la mia classe era tutto, meno che un prodotto "doc", e così ho aggiunto "non è"; il nomefile "La classe non è .doc" era molto più adatto, e tale è rimasto anche per altri motivi.
Il primissimo file conteneva dei giudizi che avevo scritto sui ragazzi quasi per gioco.
Nel nuovo esame di Maturità l’ammissione si basa sulla media aritmetica delle medie dei voti (scritti e orali, conteggio di crediti e debiti etc) mentre per decenni avevamo elaborato giudizi di ammissione. Per me redigere i giudizi era una prassi acquisita e quasi divertente. Avevo pensato: e se scrivessi come li vedo davvero questi ragazzi? Lo feci. Si trattava di giudizi liberamente ideati: atipici e anticonformisti; scritti ironicamente e più per mettere in luce il carattere, il comportamento, le attitudini e, diciamola tutta, l’umanità naïf e provocatrice; però evidenziavano anche la spaccatura, non priva di drammaticità, tra la realtà studentesca in senso sociale, affettivo e umano (lasciamo in questo frangente in ombra quello culturale) e la scuola solennemente declamata o genericamente ideata nei luoghi deputati della politica scolastica. Mentre li scrivevo constatavo quanto lontani fossero non solo i soloni dell’istruzione, ma anche i mass media, gli opinionisti e le stesse buone famiglie dalla nostra realtà di docenti alle prese con il problema quotidiano dell’istruzione e dell’educazione. Molti infatti non si rendono conto dello sgomento che un bravo e buon insegnante affronta nell’impatto con LA CLASSE. La domanda più pressante infatti è: "…e con questi da dove comincio?"
Il libro è nato così, e dai giudizi sono passata a raccontare la vita nella mia scuola: per descriverla dal di dentro, per raccontare come siamo noi e come sono loro, i ragazzi. È nato per amore verso questa professione che considero bella e in un certo senso fatata; una professione che rende la vita degna e nobile, un lavoro reale e costruttivo del quale non possiamo fare a meno né come individui né come cittadini, né come società. Una professione faticosa e seria, ma senza potere, senza monetizzazione credibile, senza ipocrisie e che dovremmo tutti rispettare. Noi insegnanti per primi.
Ho sempre detestato i cosiddetti "asinari" o "stupidari" scolatici: raccolte di bestialità e di orrori detti un po’ per ignoranzam, un po’ per ingenuità dai nostri ragazzi e golosamente collezionati e raccolti da qualche insegnante non degno del nome. Non mi sono mai piaciuti anche perché se, per contro, i ragazzi avessero pubblicato le asinerie o le isterie dei prof (che collezionano e raccolgono ora su Youtube, ma da sempre sui loro quaderni e diari) probabilmente la classe docente ne uscirebbe pestata e sconfitta da un punteggio in qualche caso umiliante.
Infine mi sono tolta qualche sassolino. Sono stata a volte considerata troppo materna dai colleghi. Questa è stata la critica che mi ha dato più fastidio in assoluto. Una modalità di apertura rispettosa e affettuosa verso i ragazzi non ha niente a che vedere con la maternità. Ribadisco anche nel libro la mia convinzione che l’unica modalità nella quale l’insegnamento trova un senso autentico è quella del dialogo. Insegnare è dialogare: non è semplice e ci mette di fronte a noi stessi fino in fondo. Ma è la specifica dignità del maestro degno di stima.
Ho parlato della scuola rappresentandola dal mio punto di vista.
Non è materiale per una fiction. Di quelle ce ne sono anche troppe.
Cordiali saluti a tutti voi.
Maria Serena Peterlin
www.notecellulari.splinder.com – notesolocellulari.blogspot.com
Splinder (01/02/2008)
”Come si fa a spiegare la cultura della rete, le dinamiche di relazione, la struttura delle conversazioni i processi di co-creazione in aula?Leggi ancora in Il blog nella didattica