Anche per quest’anno si reinizia. Puntuali, le scuole riaprono i battenti e anche questa volta si trovano a fronteggiare le sinistre avvisaglie di mal concepite riforme. Questa volta, se possibile, è ancor peggio di quelle precedenti visto che si assiste ad una palese volontà di ridimensionamento della scuola di tutti solo per ragioni di cassa.
A memoria mia è la prima volta che si parte dai tagli e poi si adatta agli stessi una parvenza di giustificazione riformistica.
Si parla di ritorno astorico al maestro unico, rovinando una delle poche scuole d’eccellenza che abbiamo, perchè bisogna cancellare in un colpo solo migliaia di posti di lavoro … così impone il ministro dell’economia.
Un bel ritorno al passato di un mondo che non c’è più, quello dell’Italia contadina di decenni fa, quello delle famiglie monoreddito in cui la madre si occupava dei figli (prova a farlo adesso …), quello della scuola in cui tutto si esauriva nel leggere, scrivere e far di conto. Peccato che nel frattempo il mondo sia andato avanti e non sia più quello degli amarcord della ministra Germini.
Anch’io ho avuto, come tanti, un ottimo maestro, ben fisso nei miei affettuosi ricordi, ma l’educazione fisica si esauriva nel giocare un paio di volte l’anno a palla prigioniera nel cortile antistante la scuola, scopersi dell’esistenza della musica alle medie così come la pluralità del sapere, tecnica boh, artistica, qualche disegno e lavoretto.
Poteva andar bene allora questo tipo di scuola ma oggi … scherziamo. Non diamo paraventi pedagogici ad una malcelata esigenza di risparmiare sulla scuola di tutti.
Venerdì sapremo degli altri tagli, vedremo dove si risparmierà alle medie ed in cosa alle superiori ma le nubi sono ben fosche. Intanto, nonostante tutto, buon lavoro a tutti.