E-learning, istruzioni per l’uso.

Da seguire con attenzione il ciclo di seminari sull’e-learning organizzato dal CISI UniTO di cui riporto integralmente la presentazione:

Il CISI e il LIASES organizzano un ciclo di seminari destinati ai docenti, agli studenti e al personale universitario interessato a progetti di e-learning.

Il ciclo di seminari è composto da 3 incontri che si svolgeranno da aprile a luglio 2005 e si concluderà il 20 settembre con un Convegno di Ateneo sull’e-learning.

Obiettivo dei seminari è affrontare alcune tematiche centrali per chi intende realizzare iniziative di e-learning:

  In particolare sono da ascoltare i video degli interventi del seminario sulla proprietà intellettuale dei materiali online, attualmente già disponibili.

Cooperante rapita in Afghanistan!

Vi segnalo il post su scuoledipace relativo al rapimento della cooperante italiana in Afghanistan Clem Cantoni e vi invito, nel caso le aveste tolte, a riesporre le bandiere di pace sui vostri balconi almeno fino alla parata militarista del 2 giugno.

Per ricordare a tutti quelli che tendono a dimenticarlo che l’Italia ripudia la guerra e tali sono quelle in corso in Iraq e Afghanistan.. comunque vogliano spacciarcele!

Brevetti: il 17 maggio mobilitazione nazionale!

Il senatore Cortiana ha invitato ad una mobilitazione nazionale a sostegno della mozione in senato contro i brevetti sul software.

A questo proposito è stata diffusa una lettera/appello che Richard Stallman, presidente della Free Software Foundation, ha voluto indirizzare a onorevoli e senatori italiani e che riportiamo integralmente:

"
[Testo originale della lettera]

Cari membri del Parlamento italiano,
Gli sviluppatori e gli utilizzatori di software in Europa si troveranno di fronte ad un grande pericolo se l’UE permetterà di brevettare le tecniche di software: il pericolo di essere incriminati per le idee contenute nei
software che essi sviluppano e usano.

A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell’intero programma ma non le singole idee che lo compongono, la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull’uso di tecniche generiche. Un programma complesso è la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un paese permette la brevettabilità di ognuna di queste tecniche, un programma complesso può infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo.
( secondo uno studio svolto lo scorso anno il Kernel di Linux, la parte centrale del programma linux, usato per il sistema operativo GNU, infrangerebbe 283 brevetti USA)

Come sono queste tecniche? Consideriamo la "progress bar", la barra progressiva che gradualmente passa dallo 0% al 100% mostrando sullo schermo la realizzazione di una operazione, come l’apertura di una pagina web o lo scaricamento di un documento. Questa tecnica è una piccola parte contenuta in migliaia di programmi software che svolgono differenti
funzioni. Persino questa tecnica è stata brevettata all’Ufficio Europeo dei Brevetti, insieme ad altre 50.000, a dispetto dello stesso trattato costitutivo dell’Ufficio Europeo dei Brevetti. Se la Direttiva del Unione
Europea desse un valore legale a questi brevetti, gli sviluppatori e gli utilizzatori di migliaia di programmi rischierebbero la minaccia di incriminazioni.

Un programma è come un romanzo: una raccolta di dettagli che insieme sviluppano molte idee. Immaginate cosa accadrebbe se ogni idea letteraria venisse brevettata, per esempio "una scena d’amore con una donna sul balcone" o "gli occhi blu di una persona che assomigliano al mare".
Chiunque scrive un romanzo potrebbe violare diverse centinaia di brevetti; se uno scrittore scrivesse con la preoccupazione di essere incriminato difficilmente scriverebbe un buon romanzo. Non è questo il modo di
promuovere la scrittura né dei romanzi, e neanche dei programmi software.

Le pressioni per la brevettabilità del software provengono principalmente dalle multinazionali dell’informatica. Esse vogliono la brevettabilità del software perché ognuna ne detiene migliaia negli USA e li vuole importare in Europa. Se l’Europa permetterà la brevettabilità del software le
multinazionali (molte non europee) avranno uno strumento di controllo sull’uso del software in Europa.
Molti legislatori non hanno mai avuto a che fare con lo sviluppo di software, così possono credere ai miti relativi all’efficacia dei brevetti sul software. Per esempio il mito sulla protezione brevettuale dell’intero disegno di un prodotto, se si dice che un programmatore può ottenere un
brevetto per "proteggere il suo programma" questo potrebbe avvalorare questo mito.

Poi c’è il mito che vuole che i brevetti possano "proteggere" i "piccoli inventori" dalla competizione delle multinazionali. Se questo fosse vero le multinazionali non sarebbero favorevoli alla brevettabilità del software. Ogni multinazionale usa le sue migliaia di brevetti per mettere
ognuno nelle condizioni dello scambio le licenze. Così facendo il programma innovativo di un piccolo inventore combinerebbe le sue poche nuove idee brevettate con le centinaia (o migliaia) di idee ben conosciute, alcune brevettate da IBM, alcune brevettate da Microsoft, ecc.
Poi loro si comporteranno con lui come se la questione dei brevetti non ci fosse. C’è quindi il mito del vantaggio che le compagnie americane avrebbero proprio perché gli USA riconoscono la brevettabilità del software mentre l’Europa no. Se questo fosse vero, le compagnie statunitensi ed il governo degli Stati Uniti non presserebbero l’Europa
per consentire la brevettabilità del software.

Al contrario l’Europa ora ha un vantaggio.

I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è fatto negli Stati Uniti, ma ognuno può avere un brevetto statunitense. Le compagnie europee possono avere brevetti statunitensi e attaccare gli sviluppatori americani. Ma attualmente gli Americani non possono avere brevetti
software Europei e quindi attaccare gli Europei. Fino a che l’Europa rifiuterà di brevettare il software, l’Europa avrà questo vantaggio, Se l’Europa mantiene il suo vantaggio, con il rifiuto di brevettare software, finalmente il mio paese può trovare necessario competere cambiando la sua
insensata politica.
Per favore aiutate gli Stati Uniti a salvarsi dai brevetti sul software, salvando innanzitutto voi stessi.
"

Fonti:  punto-informatico.itanitel.it

Da windows a linux restando in… win!?!

Il due maggio all’Einstein di Roma si è tenuto il workshop del progetto Lazzaro, un modo di utilizzare linux restando in windows e rivitalizzando vecchi pc che vengono usati come semplici terminali di rete.

Sono ora disponibili le presentazioni effettuate quella mattina mentre, se vi trovate a passare da Roma, potete venire a trovarci e provare il sistema nei nostri laboratori.

😉

La rete daPERtutto..


Segnalo lo streaming previsto nella mattinata odierna della conferenza GARR_05, con le conclusioni di Gianni Degli Antoni sugli scenari dell’internet del futuro.

Dalla presentazione dell’evento:

La Conferenza GARR_05 si rivolge a tutti gli utenti della rete e propone loro di esplorare, attraverso la presentazione di ricerche e realizzazioni in ambito nazionale ed internazionale, l’evoluzione della rete e le nuove possibilità che apporterà al mondo della ricerca,della cultura e dell’istruzione.

Non soltanto tecnologie, ma soprattutto applicazioni avanzate e nuovi modelli di utilizzo della rete per la società dell’informazione, in cui le risorse dell’Informazione e delle Comunicazioni saranno disponibili ovunque, a chiunque, in qualsiasi momento e per molteplici usi.

La discussione spazierà dalla gestione di risorse attraverso sistemi di griglie, remote control, domotica, alle nuove possibilità di accesso e di trattamento dell’informazione. Si parlerà inoltre delle strategie per estendere tali innovazioni a contesti d’uso finora solo marginalmente toccati dai benefici della rete, quale il settore educativo…

Il programma odierno; la sessione di streaming.

Due parole su…

In attesa dell’audio dell’intervento di Cristiano-Onino, vorrei riprendere alcune cose particolarmente interessanti del suo intervento così come lo ricorda la mia memoria.

Per una maggiore precisione Cristiano mi ha fatto notare che alcune delle cose riportate nell’intervento di Gubbio sono presenti anche in un suo post dell’ottobre 2004, uno dei primi che lessi sul suo blog..

La domanda che mi ha colpito molto è stata quella in cui Cristiano si chiede (e ci chiede) che senso abbia mantenere una scuola "lineare" in un mondo che prima e dopo di essa si muove ormai in un mondo reticolare!
E nella sua analisi, molto didattica per uno che non lavora nella scuola, arriva alla conclusione che la scuola debba dare ancora quella coscienza critica che permetta alla persona di acquisire conoscenza in maniera consapevole e non passiva.
L’apprendimento creativo, esplorativo che Illich (1, 2, 3, 4) contrapponeva alla scuola classica nel suo "descolarizzare la società" degli anni ’60…

Ma l’intervento di Onino ed il successivo brainstorming del gruppo "blogdidattici" allargato del sabato, hanno evidenziato altre problematiche connesse  con un effettivo diffondersi dei blog e dell’insegnamento "in rete" (per ora definiamolo così): la carenza cronica di strutture (HW e SW e spazi fisici) e di  "uman knowledge" in grado di permettere la trasformazione da scuola lineare a scuola in rete.

In effetti l’idea, pur apprezzabile, del Miur di mettere a disposizione delle scuole una piattaforma di blogging gratuita è sembrata tardiva ed inadeguata, se non si ha l’intenzione di investire anche nelle scuole.
E non solo in strutture, ma sul personale!

Tra i blogger-didattici presenti infatti è diffuso il pensiero che tutto il nostro lavoro didattico in rete sia stato effettuato in forma puramente volontaristica  e sulla base di un costante autoaggiornamento spesso non riconosciuto dall’amministrazione.  E senza alcuna differenza di stipendio rispetto a chi non si è imbarcato nell’esperienza.

In tutti noi era evidente l’impossibilità di pensare ad una diffusione generalizzata di questo modo di fare scuola nelle attuali condizioni strutturali e normative delle scuole italiane.
Ed è sembrata quasi una provocazione l’accenno alla possibilità per gli studenti di lavorare da casa sui blog visto che ormai le tecnologie informatiche sono in tutte le case.
Ammesso che questa fosse la realtà (e non lo è) dove finisce il ruolo educativo dell’insegnante, oppure si pensa di estendere all’infinito l’orario di servizio (tutor 24×7!) a parità di salario?

La realtà è che queste nostre sperimentazioni sono destinate a rimanere tali se non si pensa di investire profondamente nella formazione e non si smette di vedere nelle "nuove tecnologie" la mera occasione di ulteriori tagli di bilancio.

Basterebbe trovare anche qualche risposta a questi primi banali quesiti/problemi usciti dalla nostra discussione:

  • chi paga la bolletta telefonica? (xdsl per tutti i docenti che partecipano a sperimentazioni in rete?)
  • come quantificare/certificare il tempo aggiuntivo del lavoro online?
  • come valutare le attività di rete?
  • come prevedere sgravi fiscali per l’acquisto degli strumenti informatici necessari?
  • un pc per classe (!?!) o tutte le classi laboratori aperti? (che senso ha infatti un Pc e 25 studenti?)
  • come prevedere livelli stipendiali differenziati per lavori formativi differenti?

Bene, di dubbi e domande ne abbiamo sollevati un bel po’… ora speriamo anche di avere qualche risposta. 
🙂